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Priorità e sfide del sindacato per i delegati Cgil

Riduzione delle disuguaglianze e inclusione dei lavoratori precari tra i temi centrali emersi dall’indagine condotta su 409 delegati ai congressi di categoria

Priorità e sfide del sindacato per i delegati Cgil

Occupazione giovanile, riduzione delle disuguaglianze e inclusione dei lavoratori precari e più deboli. Sono queste le principali priorità che dovrebbe porsi l’azione sindacale a livello nazionale e trentino secondo i delegati e le delegate della Cgil del Trentino. E’ quanto emerge dall’indagine condotta dal professor Paolo Barbieri con Saverio Minardi del Laboratorio “Lavoro, Impresa, Welfare nel XXI° secolo - LIW” dell’Università di Trento su 409 delegati e delegate di tutte le categorie della Cgil del Trentino ad esclusione dello Spi, cioè i pensionati.

L’analisi mette in luce la consapevolezza delle profonde differenze esistenti nel mercato del lavoro in Italia e in Trentino, differenze che i delegati sperimentano spesso negli stessi posti di lavoro. Da qui, la necessità di imprimere una nuova direzione all’azione di rappresentanza e tutela dei lavoratori nella direzione di una maggiore inclusione anche contrattuale. L’inclusione e la rappresentanza di questi gruppi di lavoratori meno tutelati e senza alcuna tutela, spesso anche giovani, viene percepita come la sfida per dare nuova forza anche all’azione sindacale più in generale.

 

La tutela del lavoro, dunque, intesa anche come posto di lavoro resta al centro dell’attenzione dei delegati che invece manifestano un certo scetticismo verso misure che sostengono il reddito senza investire nella creazione di un’occupazione, come il reddito di cittadinanza.

L’analisi ha messo in evidenza anche cosa vogliono i delegati dal sindacato. La risposta è stata sufficientemente netta: si aspettano maggiore unità. I delegati dimostrano di prendere atto delle difficoltà del sindacato e individuano nella perdita di influenza e nelle divisioni sindacali la causa di questa situazione. Di conseguenza chiedono maggiore unità e, allo stesso tempo, maggiore contrattazione, dunque un sindacato più unito e attivo nella contrattazione collettiva, e anche più partecipe al dibattito politico.

 

Per quanto riguarda il livello aziendale la maggioranza dei partecipati, a prescindere dal settore in cui opera, è convinto che il sindacato in azienda si sia speso negli anni di crisi per migliorare la produttività aziendale, anche a costo di sacrifici per i lavoratori. Finita la crisi, però, questo impegno non è stato ricambiato con un miglioramento delle condizioni di lavoro né delle retribuzioni e non sono migliorate neanche le relazioni industriali. Ecco perché, sul piano aziendale, l’azione sindacale dovrebbe essere orientata al miglioramento delle condizioni salariali dei lavoratori e delle lavoratrici, maggiore sicurezza, tutela del posto di lavoro e miglioramento delle qualità del lavoro per i precari. In sostanza dopo i sacrifici adesso i lavoratori si aspettano maggiore redistribuzione e più equità.

 

L’indagine è stata condotta ad ottobre del 2018 tra i lavoratori e le lavoratrici delegate ai congressi provinciali di categoria. Il campione è risultato costituito per il 92 per cento da dipendenti a tempo indeterminato, con un’età media e un livello di istruzione secondario. La maggioranza del campione è composta da maschi. La quasi totalità è di nazionalità italiana. Per quanto riguarda la posizione professionale la maggior parte sono impiegati o operai. In allegato la presentazione e il report completo

 

Trento, 4 giugno 2019

 

 

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