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Economia in frenata. Per dare fiato alla crescita sostenere il potere d’acquisto delle famiglie

Cgil Cisl Uil: il 2023 resta comunque un anno positivo. Oggi la priorità è alzare i salari e rendere più selettive le politiche di incentivo

Per fare ripartire la corsa dell’economia trentina è fondamentale sostenere la capacità di spesa dei cittadini e, nel contempo, insistere su politiche industriali selettive a sostegno degli investimenti delle imprese. Ne sono convinti Cgil Cisl Uil del Trentino che guardano con attenzione agli ultimi dati sulla congiuntura economica provinciale realizzati dall’Ufficio Studi della Camera di Commercio. “Se è vero come è vero che per il secondo trimestre consecutivo la nostra economia è in frenata, è altrettanto vero che il 2023 chiuderà ancora positivamente dopo due anni record – fanno notare i segretari provinciali Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti -. In questo quadro riteniamo che la priorità sia far ripartire la domanda interna, dando risposte alla grave perdita di potere d’acquisto che hanno subito lavoratrici e lavoratori dipendenti per il combinato disposto di aumento dell’inflazione e rinnovi contrattuali bloccati”.
Per le tre confederazioni la prima questione da risolvere, dunque, è l’emergenza salariale che – insistono – non ha giustificazione a fronte della crescita di redditività e valore aggiunto registrato nelle imprese provinciali. “Ci sono comparti dove la crescita degli indicatori di redditività è stata notevolissima, come nel commercio e nel turismo, eppure le addette e gli addetti di questi comparti hanno le buste paga ferme da 4-5 anni. E’ una condizione ormai insostenibile”. L’Istat certifica che in Italia nel 2021 e nel 2022 commercio e turismo hanno registrato aumenti record di produttività del lavoro (2,5% all'anno).
I mancati rinnovi contrattuali, peraltro, toccano circa il 60% dei dipendenti trentini.
Da una parte, dunque, alzare i salari rinnovando i contratti, dall’altra Cgil Cisl Uil riaffermano l’urgenza di far ripartire gli investimenti privati che nella nostra provincia, come sottolinea la stessa Camera di Commercio, hanno subito un drastico calo tra il 2019 e il 2020 mentre il lieve rialzo degli anni successivi non ha comunque colmato il gap rispetto al 2018. “Una dinamica preoccupate – insistono i tre segretari – che dimostra una scarsissima propensione delle imprese locali ad investire anche in anni di alti fatturati e profitti”.
Per questa ragione i sindacati confederali restano convinti che per superare questa tendenza asfittica ad investire sia necessario cambiare le regole delle misure di sostegno alle imprese, rafforzando i criteri di selettività e superare i meccanismi di contributi a pioggia che drenano risorse utili alla crescita economica e al welfare.

Trento, 7 dicembre 2023

 

 

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