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Assegno Unico. “Bene l’eliminazione dei 10 anni di residenza per l’assegno unico”

Per Cgil Cisl Uil del Trentino però questo vincolo va eliminato anche dalla legislazione per l’accesso alle politiche per la casa e all’assegno di natalità

Assegno Unico. “Bene l’eliminazione dei 10 anni di residenza per l’assegno unico”

Abbiamo sempre contestato l’adozione del criterio dei 10 anni di residenza in Italia per l’accesso alla quota A dell’Assegno unico provinciale, la misura territoriale di contrasto alla povertà. La scelta di eliminarlo quindi è sicuramente positiva anche se purtroppo arriva con grave ritardo e non si applica ad altre misure del welfare provinciale per le quali la prima giunta Fugatti, nella scorsa legislatura, aveva introdotto lo stesso requisito di residenza.
Parliamo in particolare dell’assegno di natalità e del sostegno all’accesso alla casa, si tratti delle graduatorie per l’alloggio Itea o del contributo all’affitto. In entrambi questi casi, il vincolo di residenza fissato a 10 anni è stato giudicato irragionevole e discriminatorio da parte dei giudici del Tribunale di Trento e di Rovereto e la Giunta provinciale ha provveduto a disapplicare la norma dal punto di vista amministrativo per non incorrere in ulteriori sanzioni. Allo stesso tempo il presidente Fugatti allora aveva deciso di appellare le sentenze di primo grado difendendo di fatto questo criterio così penalizzante per persone di origine straniera ma che, dopo tanti anni di regolare presenza sul territorio nazionale, non possono non essere considerate pienamente integrate nel tessuto sociale.
Confidiamo quindi che, all’interno del confronto sul disegno di legge, il Consiglio provinciale elimini il vincolo dei 10 anni laddove è ancora presente in altre disposizioni legislative per essere davvero coerente con l’impianto del disegno di legge promosso dalla Giunta.
Ricordiamo poi che anche il Governo Meloni è alle prese con un contenzioso con la Commissione Europea sui criteri di residenza previsti per l’accesso alle misure di sostegno alle famiglie con figli minori previste con l’Assegno Unico Universale perché, per la Commissione europea, anche la previsione di 2 anni di residenza è ritenuto discriminatorio quando si parla di minori. Questo rafforza la posizione che Cgil Cisl Uil, insieme alle Acli e a tante altre associazione a partire da quelle familiari, hanno sempre sostenuto contestando misure che penalizzano per questioni di residenza alcuni nuclei nell’accesso ai benefit del welfare provinciale coerentemente al fatto per cui i figli di famiglie di origine straniera sono e devono essere considerati in tutto e per tutto i trentini del futuro”.

Trento, 10 gennaio 2024

 

 

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