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Tavolo retribuzioni. Centrale la questione dei giovani

Cgil Cisl Uil: “Bene l’avvio del confronto. Fondamentale ripartire dagli Stati generali del Lavoro e valorizzare la contrattazione collettiva. Invertire il trend decrescente dell’industria e rafforzare gli investimenti delle imprese”

Tavolo retribuzioni. Centrale la questione dei giovani

L’avvio del confronto è positivo. Confidiamo che non si mettano in discussione i dati sulle retribuzioni presentati oggi visto che sono ricavati da fonti oggettive. Ora è fondamentale essere molto concreti. Bisogna restare sul merito lavorando per trovare soluzioni concrete all’emergenza retributiva che vede il Trentino indietro rispetto alle regioni del Nordest, dell’Italia e di altri territori europei e che impattano certo solo sui dirigenti aziendali, ma soprattutto su operai ed impiegati”. E’ stato questo il primo commento a caldo di Cgil Cisl Uil del Trentino al termine del tavolo di confronto sulle retribuzioni aperto questa mattina in Provincia. In particolare le tre confederazioni hanno apprezzato l’illustrazione dei dati e hanno sottolineato l’urgenza di intervenire sulla questione salariale, con particolare attenzione a giovani e donne. “In realtà – hanno rivendicato al tavolo i tre segretari generali Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti – non si parte da zero. Un’analisi molto strutturata e valida è stata fatta nella scorsa legislatura con gli Stati generali del lavoro. E’ importante ripartire da lì”.
Due i punti su cui le tre sigle hanno posto l’accento, l’occupazione giovanile e femminile e il consolidamento del Pil provinciale rafforzando la competitività del sistema produttivo locale.”
Cgil Cisl Uil hanno posto l’accento sulla valorizzazione dei giovani e delle donne che più di tutti subiscono gli effetti della precarietà. Il Trentino infatti resta anche nel 2022 il territorio con più lavoratori occupati a termine, riducendo così le retribuzioni complessive. Un fattore che rende impossibile a molti giovani la concretizzazione di un progetto di vita autonomo. Da qui la richiesta di eliminare stage e tirocini per qualificati, diplomati e laureati che abbiano già svolto l’alternanza scuola/lavoro e disincentivare i contratti a tempo determinato.
In un mercato del lavoro con bassi livelli retributivi, hanno sottolineato i sindacati, cala anche la capacità attrattiva nei confronti di risorse umane con elevate competenze, una dinamica che finisce per impoverire il Trentino. Servono politiche industriali mirate, orientate a innovazione e alto valore aggiunto e soprattutto le imprese devono aumentare i loro investimenti che per i sindacati sono ancora insufficienti. In questa logica il comparto manifatturiero ha un ruolo centrale per sostenere l'innovazione produttiva e quindi garantire redditi più alti ad operai ed impiegati, per attrarre competenze elevate e per rafforzare l’indotto e il sistema dei servizi evoluti alle imprese.
In Trentino però il peso dell’industria sul valore aggiunto prodotto dall’economia locale si contrae: era il 19,80% nel 1995, il 17,28% nel 2007 alla vigilia della Grande Recessione e nel 2022 si attesta al 16,85%. Inoltre nel periodo tra il 2007 e il 2022 il valore aggiunto del settore manifatturiero trentino è cresciuto meno del valore aggiunto complessivo di tutti i settori economici (+8,34% contro il +11,11%). Non è accaduto lo stesso nei territori vicini a noi.Nello stesso periodo infatti il settore industriale è cresciuto più del valore aggiunto complessivo in Veneto (+3,14% contro +2,68%) in Emilia-Romagna (+10,07% contro +5,31%) e anche in provincia di Bolzano (+23,79% contro +23,59%). Solo in Friuli-Venezia Giulia e Lombardia il valore aggiunto del manifatturiero è calato negli ultimi 15 anni. Ma va detto che ancora oggi il peso dell’industria sull’intero sistema economico in queste due regioni (23,59% in Friuli e 21,51%) è ben più alto di quello del manifatturiero trentino.
Cgil Cisl Uil hanno ribadito infine l’urgenza dei rinnovi contrattuali nazionali e di secondo livello, hanno rimesso sul tavolo la proposta di un elemento integrativo provinciale per i settori che non hanno una contrattazione di secondo livello o ce l’hanno scaduta. Dunque l’accento sulle politiche di welfare, dall’indicizzazione dell’Icef alle politiche per la casa passando per un fisco che sostenga i redditi più bassi come strumento anche per aumentare i tassi di occupazione femminile. Questioni tutte contenute nelle piattaforme confederali e in una serie di slides illustrate oggi ai datori di lavoro e alla Giunta provinciale.


Trento, 22 gennaio 2024

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