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Portierato Università, Le aziende si rifiutano di applicare la legge provinciale

I dipendenti dell'Ateneo solidali con i colleghi

Questa mattina Filcams, Fisascat e UilTucs e UilTrasporti hanno incontrato l’Ati Rear-Miorelli, che gestirà il servizio a patire dal 16 luglio. L’incontro si è concluso con un nulla di fatto perché le due società si rifiutano di applicare le clausole sociali previste dalla legge provinciale, inserita nel capitolato, facendo esclusivamente riferimento alla normativa del contratto nazionale. Per questa ragione i sindacati sollecitano l’Università e la Provincia ad intervenire per assicurare il rispetto delle normative provinciale.

Mentre, i dipendenti dell’Università di Trento prendono posizione in solidarietà ai colleghi che si occupano delle portinerie dell’ateneo e che dal prossimo 16 luglio, con il cambio di appalto, rischiano di vedere drasticamente peggiorate le loro condizioni di lavoro. Per questa ragione il 15 luglio, in occasione dello sciopero proclamato dalle sigle sindacali del settore, Flc Cgil, che rappresenta i dipendenti dell’Università, organizza un’assemblea sindacale in concomitanza con il presidio.

Flc insieme ai lavoratori chiama in causa anche la responsabilità dell’Ateneo chiedendo che l’Università si faccia parte attiva nel riconoscimento del valore di questi addetti, alcuni dei quali impiegati nelle portinerie anche da 25 anni, e ne tuteli l’occupazione e i livelli retributivi. “E’ inconcepibile che un ateneo che si colloca tra le 400 migliori università al mondo resti silente di fronte a questa situazione, legittimando così l’iniquità di un grave taglio salariale – sottolineano Gabriele Silvestrin della Rsa Flc dell’Università -. Siamo di fronte allo svilimento della dignità professionale delle lavoratrici e dei lavoratori, da rigettare in ogni ambito, tanto più nel contesto universitario dove condizioni dignitose per tutti quelli che vi operano, dovrebbero essere scontate”.

Come noto molti di questi cinquantaquattro lavoratori, a causa delle riduzioni di ore imposte dai precedenti cambi appalto, sono attualmente assunti con contratti part-time e il loro stipendio, nella maggior parte dei casi, si ferma a mille euro al mese. Con il il passaggio alla R.T.I (Rear e Miorelli) rischiano di subire un ulteriore pesante riduzione di stipendio. “E’ inaccettabile – insistono le Sigle sindacali -. Chiediamo con forza all'Università di Trento e alla P.A.T. che, dal 2011 ne ha la delega per le funzioni legislative e amministrative, di farsi parti attive nel riconoscere adeguati livelli retributivi e normativi a lavoratori che rappresentano l'Ateneo nei confronti dell'utenza nazionale e internazionale: hanno dimostrato di saperlo fare, vogliono continuare a farlo a condizioni dignitose”

 

 

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