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Sanità, Nursing Up e Uil abbandonano il tavolo

Fp: la clamorosa uscita delle due sigle decreta lo stop alla trattativa. Senza contratto definitivo 7mila dipendenti

Si chiude nel modo peggiore la trattativa per il rinnovo del contratto della sanità. Oggi Uil e Nursing Up – che detengono la maggioranza - hanno abbandonato il tavolo, lasciando di fatto senza rinnovo definitivo 7mila dipendenti, che attendono la chiusura del triennio 2016/2018.
Unica nota positiva, il cambio di atteggiamento della parte datoriale che ha deciso, finalmente, di mostrarsi indisponibile a continuare ad assecondare richieste ed atteggiamenti ultimativi che tendono, in buona sostanza, alla polarizzazione delle posizioni ed alla divisione dei lavoratori.
Quello della sanità è un rinnovo che è partito da subito in salita. Una trattativa che già nell’impostazione generale non ha tenuto conto della complessità del sistema sanitario trentino e tanto meno dell’esigenza di procedere con strumenti giuridici ed economici, già in questa fase di chiusura del triennio 2016/2018, per una progressiva ma complessiva e generale riorganizzazione dell’ordinamento e del sistema indennitario che, nel salvaguardare e valorizzare specificità e professioni, non mortificasse il restante personale.

Un percorso peraltro ampiamente delineato da accordi sindacali precedenti sottoscritti da tutte le sigle e da delibere di giunta che alcuni, opportunisticamente, fanno finta di ignorare o invocano a seconda della convenienza del momento. Il cambio di passo della parte datoriale è quindi un punto di ripristino importante delle condizioni e dei termini in cui la discussione deve avvenire, tra cui l’importante “avvio del processo di armonizzazione del trattamento retributivo del personale tecnico amministrativo dell’A.p.s.s. con il corrispondente personale del Comparto delle Autonomie Locali di Trento” (ultima delibera in materia, n. 1660 del 14/09/2018.

Su questo punto c’è stata la rottura, in quanto contestato dalle organizzazioni maggioritarie.

L’impianto dell’attuale proposta di parte pubblica è in ogni caso permeato dal condizionamento delle richieste recepite nel corso della lunga ed estenuante trattativa, con uno sbilanciamento che continuiamo a considerare eccessivo e sbagliato a favore di interi settori o particolari figure professionali, con sottrazione di risorse e valore, ad esempio, alla contrattazione decentrata ed al ruolo delle RSU, che vengono depauperate quasi completamente delle proprie prerogative con il beneplacito di quelle stesse OO.SS. che ne magnificano il ruolo in occasione delle loro elezioni. Come anche il forte ridimensionamento delle risorse per il passaggio dei lavoratori dall’area A all’area B ed altri passaggi che accontentano le richieste particolari anche di qualche sigla minoritaria.

Non siamo dunque noi a ritenere l’attuale proposta positiva o soddisfacente, ma riteniamo sbagliato e irrispettoso nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori (e dei contribuenti) bloccare ancora una volta risorse per 11 milioni che sono sul tavolo, e non considerare neppure per un momento che dovremmo invece chiudere al più presto questa partita ed occuparci piuttosto dei tagli preannunciati al sistema sanitario pubblico trentino pari a 120 milioni nel triennio, all’urgenza di istituire una Commissione per rivedere l’ordinamento professionale e dare per questa via risposte ai sacrosanti bisogni di riconoscimento delle professioni e delle competenze, con conseguenti adeguate retribuzioni e indennità.

La metafora del Titanic è sin troppo abusata e forse eccessiva, ma salvaguardare il sistema sanitario pubblico passa attraverso queste assunzioni di responsabilità, che oggi non vediamo neppure nel sindacato.

 



 

 

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