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Ospedali, l’Azienda sanitaria taglia sugli Oss di notte

Dopo Trento e Rovereto anche Borgo. Fp: Così si riduce la qualità dell’assistenza e si peggiorano le condizioni di lavoro

Non potendo tagliare sugli infermieri, in quanto verrebbero meno gli standard minimi di sicurezza, l’Azienda sanità taglia sugli Oss. Lo ha già fatto in diversi reparti degli ospedali di Trento, Rovereto e Cles e adesso tocca a Borgo Valsugana. E’ dei giorni scorsi la comunicazione che, per i reparti di chirurgia e ortopedia del presidio della Valsugana, nelle giornate di sabato, domenica e festivi, l’Oss verrà sostituito da un infermiere. Il team a supporto dei pazienti, dunque si riduce da tre a due persone, cancellando la figura dell’operatore sanitario. Una scelta che aggrava già i numerosi compiti del personale infermieristico e che peggiora la qualità dell’assistenza. Ad complicare il quadro il fatto che spesso gli Oss presenti vengono messi a disposizione su più unità, come avviene al Santa Chiara di Trento. “Non siamo contrari a priori ad una riorganizzazione – ammettono Gianna Colle e Marco Cont della Fp Cgil -, ma qui mancano garanzie precise per i lavoratori, sia gli infermieri sia gli Oss. Per questa ragione abbiamo chiesto un incontro con l’Azienda sanitaria. C’è una questione di responsabilità, di carichi di lavoro, ma anche di demansionamento per gli infermieri e di penalizzazione economica per gli Oss che senza le notti hanno una busta paga più leggera, senza che loro lo abbiano chiesto”.

Se è vero che la presenza di due infermieri garantisce il livello minimo standard di sicurezza, è vero al contempo che la qualità dell’assistenza nelle fasce notturne risulta completamente a carico degli stessi, specialmente nei reparti dove di notte si effettuano i ricoveri urgenti.

Sempre a Trento, agli infermieri è richiesto di accogliere i pazienti che vengono ricoverati la notte, di relazionarsi con loro e con i loro famigliari, di avvisare il medico di guardia che ha in carico oltre 80 pazienti dislocati su più Unità Operative; di assistere il medico durante l’accettazione in reparto, di raccogliere i campioni e i prelievi urgenti, di redigere un piano assistenziale, di documentare e aggiornare costantemente le cartelle cliniche e individuare i campanelli d’allarme che segnalano l’insorgere di problemi, dovendo quindi decidere quando allertare il medico, che deve gestire contemporaneamente tutti i reparti sopra indicati. Inoltre bisogna tenere presente anche del tempo da dedicare all’assistenza diretta di tutti gli altri pazienti, al fine di provvedere a soddisfare i loro bisogni primari. “E’ chiaro che è un’organizzazione al limite - insistono i sindacalisti – e per questa ragione dove è stata sperimentata non ha prodotto buoni risultati. L’Azienda sanitaria, per evidenti ragioni di contenimento dei costi, però si ostina a proseguire su questa strada non volendo vedere che nei reparti dove si fanno i ricoveri è importante e fondamentale perché il servizio abbia le caratteristiche minime standard di sicurezza che siano presenti contemporaneamente, di notte due infermieri e un Oss”.

Una situazione che mette a nudo anche i problemi di carenza del personale. “E’ vero che sono stati assunti 107 infermieri, ma i nuovi ingressi al netto delle stabilizzazioni sono 47. L’Azienda non ha ancora definito, o quanto meno reso noto ai sindacati, il fabbisogno di personale per il prossimo triennio, mentre per alcune figure le graduatorie sono esaurite. C’è un problema di disorganizzazione e assenza di programmazione di cui fa le spese la qualità dell’assistenza”, concludono Colle e Cont.

 




Trento, 5 settembre 2019

 

 

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