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Appalti, la giunta fa marcia indietro sulla tutela dei lavoratori

Sindacati: il disegno di legge dell’esecutivo rende facoltativa la clausola sociale. Prima si promettono garanzie massime e poi si prepara un boccone avvelenato per i più deboli

Il disegno di legge proposto dalla giunta doveva blindare la tutela dei lavoratori nei cambi appalto. Peccato che si sono fermati al piano delle buone intenzioni. Nei fatti l’Esecutivo ha compiuto l’ennesima giravolta e, per accontentare le richieste degli imprenditori, non solo ha vanificato ogni ulteriore tutela per i lavoratori, ma rischia di peggiorare le condizioni rispetto a quanto oggi è già previsto dalla legislazione provinciale. Insomma la toppa è peggio del buco”. E’ duro il commento di Cgil Cisl Uil del Trentino che insieme alle categorie Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs puntano il dito contro gli emendamenti al testo firmati dal presidente Fugatti. “Così di fatto il presidente smentisce se stesso e con questi emendamenti stravolge il disegno di legge annunciato in pompa magna. La clausola sociale rafforzata, come prevista dal comma 4 dell’articolo 32 dell’attuale legge sugli appalti, può diventare facoltativa anche negli appalti ad alta intensità di manodopera, mentre la riassunzione non è più automatica, ma vincolata alle esigenze delle aziende”, sottolineano i rappresentanti confederali al Tavolo appalti Maurizio Zabbeni (Cgil), Michele Bezzi (Cisl) e Stefano Picchetti insieme ai segretari generali Franco Ianeselli, Lorenzo Pomini e Walter Alotti e Paola Bassetti (Filcams), Lamberto Avanzo (Fisascat) e Walter Largher (Uiltucs) e Nicola Petrolli della Uiltrasporti. In sintesi si annuncia a mezzo stampa la “rivoluzione” a favore dei lavoratori degli appalti, si creano aspettative e si liquidano con superficialità i compromessi raggiunti dalle parti sociali su una materia notoriamente complessa e poi, contando sull’avvenuto effetto annuncio, si introducono nuove norme che producono un assetto disorganico, confuso e, per alcuni aspetti, addirittura peggiorativo rispetto alla situazione attuale. Si promette semplificazione e si produce una proliferazione di dispositivi, una gruviera dentro la quale potranno infilarsi comportamenti opportunistici da parte delle imprese. “La montagna non ha prodotto un topolino, ma dei veri e propri bocconi avvelenati con il rischio che a pagarne le conseguenze siano ancora una volta i lavoratori”.

Nello specifico gli emendamenti dell’Esecutivo intervengono su aspetti cruciali.

Nel primo caso la giunta potrà stabilire che anche in caso di appalto ad alta intensità di manodopera la clausola sociale rafforzata, e quindi l’obbligo di passaggio di tutti i lavoratori, non è vincolante, ma facoltativo. A fronte dell’inserimento di innovazioni tecnologiche o della disponibilità di personale proprio l’azienda che vince l’appalto non è più tenuta ad assumere tutto il personale della ditta uscente impegnata nell’appalto. “La gravità della decisione sta nel fatto che si lascia all’azienda, in via preliminare, la decisione di decidere quanto personale assumere. Per noi inaccettabile”.

Infine la questione delle retribuzioni: il disegno di legge Fugatti aveva garantito il mantenimento delle stesse condizioni retributive, proprio perché non si verificasse più, come nel caso del portierato dell’Università, che i lavoratori nel cambio appalto si vedessero ridotti i salari, pur continuando a svolgere lo stesso lavoro. “Si dice adesso che non si tutela la retribuzione esistente, ma quella spettante, espressione ambigua, che apre di fatto ad un notevole contenzioso e non dà alcuna certezza ai lavoratori”.

Nel testo di legge arrivato in aula, inoltre, non c’è alcun riferimento ai capitolati costruiti solo sull’offerta tecnica. I sindacati avevano chiesto che anche questo punto fosse inserito scongiurando così il ricorso ad appalti costruiti al massimo ribasso, che nel caso di attività “labour intensive” vuole dire competere solo sul costo del lavoro. Anche questo è rimasto un appello inascoltato.

Dobbiamo constatare con amarezza e profonda preoccupazione che alla prova dei fatti la giunta provinciale ha deciso di non stare dalla parte dei lavoratori. Si è deciso con una forzatura unilaterale di distruggere il metodo del confronto tra tutte le parti. Questo, per la tradizione del Trentino, è un male in sé; all’inizio sembrava quantomeno che la direzione fosse quella di tutelare i lavoratori e di rispondere così alla mobilitazione del sindacato. Con questi emendamenti sembra aver vinto, per ora, la spinta in direzione contraria. Il punto è che non si governa a colpi di slogan, ma serve affrontare i problemi in tutta la loro complessità come abbiamo ribadito più volte. Una giunta che ambisce a governare il Trentino dovrebbe avere una visione; se, invece, si cucina mettendo insieme tutto e il contrario di tutto il risultato è un boccone avvelenato per i più deboli”.

 

 



 

Trento, 22 ottobre 2019

 

 

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