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Azienda della Valsugana condannata per licenziamento illecito e ritorsivo

Il lavoratore, sostenuto dalla Fillea Cgil, aveva testimoniato a favore di una collega e dunque era stato “punito” con la perdita del posto di lavoro

Licenziamento illecito e ritorsivo. E’ questa la sentenza emessa nelle scorse settimane dal giudice del Lavoro del Tribunale di Trento, Giorgio Flaim, che ha condannato un’azienda della Valsugana che opera nel comparto legno per avere licenziato un proprio dipendente, “colpevole” dal suo punto di vista per aver testimoniato in favore di una collega in un processo fra l'impresa ed la dipendente licenziata.

Accogliendo la tesi del lavoratore difeso dall’avvocato Giovanni Guarini e sostenuto dalla Fillea Cgil del Trentino, il Giudice ha ritenuto che l'unico motivo del licenziamento sia stata la volontà di rappresaglia dell'azienda nei confronti di un lavoratore che si era permesso di testimoniare il vero in giudizio, pur se la sua deposizione era "scomoda" per l'azienda, tanto che la sua collega ha vinto la causa contro il datore di lavoro. “Si tratta di un precedente molto importante e che dà voce alla tutela dei diritti dei lavoratori – commenta la segretaria generale della categoria Sandra Ferrari -. Purtroppo esistono contesti aziendali in cui c’è un atteggiamento di insofferenza e conflittuale nei confronti dei diritti e tutele dei lavoratori. Quando questi casi assumono livelli importanti di gravità che non si risolvono nell’ambito di un normale confronto come sindacato abbiamo il dovere di tutelare fino in fondo il diritto dei lavoratori segnalando il problema al Giudice”.

L’azienda condannata ha dimostrato anche in altre circostanze scarsa sensibilità al rispetto delle regole e dei diritti dei propri dipendenti. Questa stessa impresa aveva anche sottoscritto un accordo nel 2015 nel quale si era impegnata di fronte alle organizzazioni sindacali ad assumere i lavoratori trentini di una azienda decotta. Però: “Nel corso di quest’anno – prosegue Ferrari - ha attuato una politica di trasferimenti di alcuni lavoratori trentini in un’altra unità produttiva fuori regione. Nella maggioranza dei casi si trattava di lavoratori sindacalizzati e ritenuti scomodi. Per questa ragione alcuni di loro hanno contestato il trasferimento in giudizio vincendo la causa”.

Il caso del lavoratore licenziato perché aveva testimoniato nel processo della sua collega trasferita e la pronuncia del Tribunale dà ora a tutti i lavoratori un po' di speranza per reagire e guardare il futuro con un po' più di ottimismo, conclude la segretaria della Fillea del Trentino.

 

 

 

 

 

 

Trento, 27 novembre 2019

 

 

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