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Giornata della Memoria

Conoscere e raccontare per non dimenticare uno degli eventi più drammatici della storia dell'umanità

Giornata della Memoria

 

Da “La Shoa, Auschwitz eil Sonderkommando” di Marcello Pezzetti.

Postfazione di Sonderkomando Auschwitz.

 

 

Auschwitz-Birkenau e il suo ruolo nella “soluzione finale”.

 

Nei pressi del villaggio di Oswiecim, nel territorio dell’Alta Slesia Orientale da poco annessa al Reich, il 27 aprile 1940 fu istituito sull’area di un’ex-caserma dell’esercito polacco il KL Auschwitz, un campo di concentramento per oppositori politici polacchi. Il 4 maggio venne nominato comandante l’SS-Hauptsturmfurher Rudolf Hoss proveniente dal KL Sachsenhausen. Come in tutti i KL nazisti, anche qui venne messo in funzione, per scopi sanitari, un crematorio (Krematorium I), costruito dalla ditta Topf&Sohne di Erfurt.

Il 1° marzo 1941, nel corso della sua prima visita, Himmler diede ordine di ingrandire il Lager fino ad ospitarvi 30.000 prigionieri e chiese di mettere a disposizione del più importante gruppo industriale chimico tedesco, l’IG Farben, 10.000 detenuti per la costruzione di fabbriche nella vicina zona di Dwory.

Tra l’estate e l’autunno dello stesso anno, come stava avvenendo all’est, anche ad Auschwitz iniziò la sperimentazione di nuove tecniche di messa a morte di massa. Agli inizi di settembre vennero selezionati 600 prigionieri di guerra sovietici da poco deportati nel campo e 250 prigionieri polacchi ammalati, giudicati non più in grado di lavorare; essi vennero intasati nei sotterranei del Block 11 del campo e uccisi con un gas, lo Zyklon B, utilizzato fino ad allora per la disinfestazione delle baracche e del vestiario. Successivamente, una parte dell’obitorio del Krematorium I venne trasformata in camera a gas. In questa struttura omicida “provvisoria” furono sporadicamente assassinati anche gruppi di prigionieri di guerra sovietici e detenuti giudicati “inabili” al lavoro nel corso dell’Aktion 14 f 13, ed eliminati i primi trasporti di ebrei provenienti dall’Alta Slesia.

Alla fine di settembre venne ordinata la costruzione di Birkenau, un nuovo immenso campo a tre chilometri dal primo (ora definito Stammlager, “campo principale”). Esso era previsto inizialmente come KGL (Kriegsgefangenenlager), campo per prigionieri di guerra, prevalentemente sovietici; nel giro di due mesi a Berlino si decise, sulla spinta delle necessità della grande industria, di sfruttare su larga scala il lavoro di questi prigionieri. Questa decisione sarebbe stata determinante per il futuro di Birkenau: esso sarebbe sì stato edificato dai russi ma, fin dall’inizio, avrebbe modificato la sua funzione, divenendo un campo prevalentemente “ebraico”. Il 25 gennaio 1942, infatti, Himmler comunicò che al posto dei prigionieri di guerra russi sarebbero arrivati ebrei.

Agli inizi del 1942, nel corso della conferenza di Wannsee, venne pianificata la sorte degli ebrei dell’Europa: la loro deportazione nei campi, l’eliminazione di chi, tra di essi, venisse giudicato “inadatto” al lavoro, ovvero la stragrande maggioranza, e lo sfruttamento fino alla morte dei pochi restanti attraverso il lavoro schiavo. Auschwitz-Birkenau, per la posizione geografica divenuta ormai centrale, per la presenza di un nodo ferroviario così ben collegato alle principali linee europee, per la presenza di strutture adatte allo scopo e per l’espansione che stava preparando, era pronto a svolgere un ruolo determinante nella distruzione del popolo ebraico.

Nel mese di marzo, negli stessi giorni in cui iniziava l’Aktion Reinhard con l’attivazione di Belzec, una piccola fattoria ubicata nei pressi del campo di Birkenau in costruzione venne modificata in una struttura contenente due camere a gas. Esse furono chiamate Bunker I e Bunker 2 (dai prigionieri dette anche “casa rossa” e “casa bianca”); accanto ad entrambe, furono installate due baracche di legno dove le vittime avrebbero dovuto spogliarsi prima di essere uccise. Accanto allo scalo merci della stazione ferroviaria del villaggio di Oswiecim fu costruita una banchina, chiamata Judenrampe, dove le vittime venivano “scaricate” e trasportate ai Bunker con camion militari.

Prima dell’attivazione del Bunker 2 le autorità del campo iniziarono a praticare la tristemente famosa “selezione iniziale”, ovvero la scelta tra gli ebrei da inviare immediatamente alla morte, oltre l’80 per cento, e quelli da inserire momentaneamente nel campo per il lavoro schiavo. Tutti gli ebrei avrebbero dovuto, in ogni caso, sparire. Dopo essere stati uccisi nei Bunker, inizialmente i loro corpi venivano seppelliti in grandi fosse comuni scavate nelle vicinanze, ma dal mese di settembre essi vennero sistematicamente bruciati nelle stesse fosse. Il compito di estrarre i cadaveri dalle camere a gas e di liquidarli fu assegnato obbligatoriamente a un gruppo di ebrei, denominato Sonderkommando. Gli oggetti e i vestiti delle vittime erano rapinati e inviati in un’area posta tra Birkenau e Auschwitz I, il cosiddetto Efferktenlager I, chiamato anche Kanada I.

Gli ebrei “selezionati” per il lavoro erano avviati in strutture chiamate Sauna, dove avveniva la rasatura dei capelli e dei peli, la disinfestazione e l’immatricolazione con un tatuaggio del numero di matricola sull’avambraccio sinistro, pratica non comune agli altri KL. Essi successivamente venivano inseriti nel campo, che era separato in due settori: il BIa per gli uomini e il BIb per le donne. Qui dovevano sottoporsi ad un periodo di “quarantena” in appositi blocchi prima di essere avviati al lavoro schiavo, sia all’interno del campo che all’esterno, nelle fabbriche ubicate nel circondario.

Con l’arrivo di un numero così alto di ebrei dall’Europa intera, si diffuse la pratica di “affittarli” all’industria: nel complesso di Auschwitz si assistette alla creazione e alla proliferazione di sottocampi in prossimità dei luoghi dove erano ubicate le fabbriche. Presso quelle della IG Farben in luglio fu istituito il campo di Monowitz (che sarebbe diventato Auschwitz III).

In tutto il complesso di Auschwitz i prigionieri dovevano sopravvivere in condizioni sanitarie e alimentari disastrose, sottoposti a continui maltrattamenti e a periodiche “selezioni” interne, che avevano come scopo quello di svuotare il campo dalle “bocche inutili”.

Nel 1943 il campo di Birkenau venne notevolmente ampliato, con la costruzione del settore BII di dimensioni più estese rispetto al BI. Questa nuova zona fu suddivisa in ulteriori settori separati da filo spinato elettrificato e denominati BIIa (utilizzato come quarantena per gli uomini), BIIb (il campo per gli ebrei del ghetto di Theresianstadt), BIIc (che sdarebbe diventato, nel 1944, un vero e proprio Durchganslager, “campo di transito”, soprattutto per le prigioniere ebree deportate dall’Ungheria), BIId (il settore degli uomini), BIIe (dove vennero rinchiusi i Sinti e i Ron), BIIf (l’”ospedale “ maschile). Tutto il settore BI divenne un campo femminile.

I Bunker di Birkenau, intanto, non erano più sufficienti a eliminare le centinaia di migliaia di ebrei che giungevano in un numero sempre più alto (dalla primavera del 1942 erano stati deportati ebrei dai territori annessi, dalla Slovacchia, dalla Francia, dall’Olanda, dal Belgio, dalla Jugoslavia, dalla Norvegia e dalla Germania). Vennero quindi messi in funzione quattro giganteschi impianti di messa a morte – ma la decisione di edificarli era stata presa già nell’autunno dell’anno precedente – dotati, a differenza dei Bunker, di forni crematori: i cosiddetti Krematorien II, III, IV, V. Vennero attivati tra il 14 marzo e il 25 giugno. I quattro Krematorien divennero le più gigantesche installazione di morte realizzate nella storia umana.

I Krematorien II e III erano identici in mattoni rossi, dall’aspetto innocuo, posti l’uno di fronte all’altro alla fine dei settori BI e BII. Erano al centro di cortili recintati da filo spinato elettrificato (all’interno dei quali sarebbero state poste, nell’estate 1944, delle barriere di tronchi per camuffarne la vista) ed erano dotati di un grande camino alto 20 metri. Erano costruiti su due piani, uno seminterrato, uno a livello del suolo, più un capiente sottotetto. Sotto il livello del suolo si trovava la parte in cui si assassinavano le vittime: una lunga sala-spogliatoio (50 metri) fornita di panche e appendiabiti numerati a cui si accedeva attraverso una scala dal cortile e, perpendicolarmente, una camera a gas lunga 30 metri e larga oltre 7 (poteva contenere oltre 1500 persone) a cui si accedeva da una sola porta a tenuta stagna con uno spioncino di vetro ricoperto da una griglia di ferro. Questa aveva pareti intonacate (che venivano imbiancate dopo ogni “trattamento di gassazione”), colonne portanti di cemento e quattro colonne metalliche attraverso le cui maglie fuoriusciva l’acido cianidrico, che veniva immesso in cristalli (Zyklon B) da aperture poste sul soffitto. Il locale era dotato di un impianto meccanico di areazione e di disareazione. Per camuffarne l’attività omicida erano state installate anche false docce, non collegate però a tubature ma applicate a tasselli di legno inserite nella soletta. Tra le due sale era stato ricavato un atrio in cui venivano effettuate due operazioni: la rasatura dei capelli delle donne assassinate e l’estrazione dei denti d’oro e delle protesi. Qui si trovava anche un montacarichi, nascosto da una tenda, per il trasporto dei cadaveri al piano superiore.

A livello di suolo venivano liquidati i cadaveri. Una serie di cinque forni a tre muffole era posta in una sala con finestre lunga 30 metri e larga oltre 11. Sullo stesso livello erano stati ricavati altri locali adibiti a morgue e a stanze di servizio, sia per le guardie tedesche che per gli uomini del Sonderkommando. Il sottotetto conteneva alcune installazioni tecniche e, dall’estate 1944, gli alloggi dello stesso Sommerkommando.

I Krematorien IV e V erano ubicati alla fine della Lagerstrasse B, accanto al Kanada II. Anch’essi erano identici e simmetrici e inseriti in uno spazio recintato nascosto da frasche. A differenza dei primi due, sia le camere a gas sia i forni crematori erano posti su uno stesso piano a livello del suolo ed erano privi del sottotetto. Inoltre erano dotati di due camini alti quasi 17 metri. Le tre camere a gas di cui erano provvisti, areate naturalmente e della capacità complessiva di circa 1200 persone, si trovavano in una parte più bassa dell’edificio, accanto alla sala spogliatoio che veniva utilizzata, a gassazioni avvenute, anche come morgue.

Dopo aver attivato questi impianti, i nazisti smantellarono il Bunker I e disattivarono il Bunker 2.

Alcuni giorni dopo l’”inaugurazione” del Krematorium II, il primo ad essere attivato, giunse il 20 marzo il primo convoglio di ebrei dalla Grecia. A ottobre sarebbero seguiti gli italiani.

Nel novembre dello stesso anno il comandante Rudolf Hoss venne richiamato a Berlino e fu sostituito con Arthur Liebenhenscel. Questi procedette a una divisione amministrativa del complesso di Auschwitz, ormai divenuto troppo vasto e ingestibile, in tre campi: Auschwitz I (lo Stamnlager), Auschwitz II (Birkenau) e Auschwitz III (Monowitz). I sottocampi passarono sotto la direzione di Monowitz.

Tra la fine del 1943 e l’inizio del 1944 a Birkenau venne attivato un secondo Effektenlager, chiamato anche Kanada II, e un nuovo edificio per effettuare le procedure di immatricolazione dei nuovi arrivati, uomini e donne, e la disinfestazione degli indumenti, la cosiddetta Zentralsauna. Nel maggio del 1944, poi, nel settore BIIc e nel nuovo settore non ancora ultimato BIII (detto Mexico) fu creato un campo di transito per donne ebree, prevalentemente ungheresi.

Nell’estate dello stesso anno, a guerra quasi terminata, i nazisti riuscirono a deportare a Birkenau gran parte di una delle più consistenti comunità ebraiche d’Europa: quella ungherese (oltre 400.000 persone, parte delle quali inviate poi all’interno del Reich). Per riuscire a eliminare in poco tempo un numero così elevato di persone, venne prolungata fino all’interno del campo la linea ferroviaria in modo da permettere la “selezione iniziale” su una banchina interna, chiamata Bahnrampe. Da allora gli ebrei avrebbero raggiunto a piedi le installazioni di sterminio. A presiedere tutta l’operazione venne richiamato Rudolf Hoss, mentre Liebehenschel venne sostituito a metà maggio da Richard Baer.

Subito dopo gli ungheresi, mentre continuavano a giungere deportati dagli altri paesi sotto occupazione tedesca, fu la volta degli ebrei sfruttati nell’ultimo ghetto ancora in funzione in Polonia: quello di Lodz.

In questo periodo di massima capacità di messa a morte del campo, le autorità naziste misero di nuovo in funzione il Bunker 2 (senza baracche spogliatoio accanto e il cui interno venne diviso in due parti) e attivarono cinque fosse per la cremazione a cielo aperto accanto al Krematorium V.

Da questo momento in poi, il comando del campo incominciò a far bruciare i documenti ritenuti più “compromettenti” come gli elenchi dei trasporti (Transportlisten); fu però solo dal mese di novembre, con la cessazione dei trasporti di massa, che iniziò lo smantellamento sistematico degli impianti di sterminio. Furono formate delle squadre, composte in gran parte da donne, per smantellare i Krematorien e per cancellare le tracce dei crimini.

Quando il 17 gennaio 1945 a dieci giorni dall’arrivo dei sovietici vi fu l’appello generale, i prigionieri erano circa 67.000 (31.894 a Birkenau e ad Auschwitz I e 35.118 a Morowitz e nei sottocampi). Erano prevalentemente ebrei, dal momento in cui la maggior parte dei prigionieri politici polacchi era stata trasferita nei campi ubicati nel Reich a partire dalla primavera del 1943. Mentre migliaia di documenti e incartamenti contenenti tracce dei crimini venivano bruciati, iniziò l’evacuazione del campo. Circa 58.000 prigionieri furono costretti a effettuare un tragico tragitto, a piedi e su vagoni merci scoperti, verso campi più “sicuri” all’interno del Reich. Molti furono barbaramente uccisi ai bordi delle strade. Pochi riuscirono a fuggire. Nei mesi successivi in numero considerevole di essi sarebbe morto nei campi in Germania, soprattutto a Mauthausen, Buchelwald e Dachau. Gli uomini, a Ravensbruck e Bergen-Belsen le donne.

Nel complesso di Auschwitz rimasero solo 9.000 prigionieri, in prevalenza ammalati. Le ultime guardie rimaste fecero in tempo a ucciderne quasi 700.

 

 

 

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