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Agricoltura, dai disoccupati la risposta alla carenza di manodopera straniera

Sindacati: servono circa 12mila lavoratori. Capiamo la preoccupazione delle aziende, ma non servono scorciatoie né vecchi voucher. Pronti a fare la nostra parte, subito un confronto con la Provincia

Gli effetti negativi dell’emergenza Coronavirus arrivano anche nel comparto agricolo. “Con la limitazione agli ingressi e l’obbligo di quarantena al rientro nel Paese d’origine sarà difficile reperire un numero sufficiente di lavoratori stagionali per il settore, aggravando una situazione già critica sul fronte della manodopera. Comprendiamo le preoccupazione delle aziende e crediamo sia il momento di agire tutti insieme, Provincia e parti sociali, per trovare delle soluzioni rapide per rispondere in modo adeguato a questo problema”. Lo dicono i segretari di Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil. “Quello che oggi è un enorme problema può diventare però anche un’opportunità – sottolineano Maurizio Zabbeni, Fulvio Bastiani e Fulvio Giaimo -. Pensiamo a lavoratori e lavoratrici che a causa delle misure di contenimento del contagio sono sospesi in cassa integrazione e a quelli che non rientreranno o perderanno il lavoro. Queste persone possono diventare con la loro disponibilità parte della soluzione. Non serve ripristinare i vecchi voucher né ricorrere a scorciatoie o interventi che non tutelano come necessario gli addetti. La legge consente di sospendere sia la Naspi sia la cassa integrazione per lavorare e poi tornare a percepire l’ammortizzatore sociale. Si proceda in questa direzione, puntando anche sulla formazione degli addetti, unica arma per tutelare la salute e la sicurezza degli operai agricoli”

Peraltro, ricordano i sindacati, sospendere gli ammortizzatori significherebbe produrre risparmi di spesa pubblica che potrebbero essere riutilizzati ove maggiormente necessari.
Le tre sigle dunque rilanciano la necessità di facilitare l’incontro tra domanda e offerta con il coordinamento di Agenzia del Lavoro, privilegiando i lavoratori rimasti a casa. Si potrebbero utilizzare anche gli strumenti bilaterali presenti nei vari settori, EBTA, per l’agricoltura classica nonché EBOT per il settore ortofrutticolo. “Lo scorso anno in maniera miope le organizzazioni dei lavoratori sono state escluse dal protocollo provinciale sulla carenza di manodopera. Crediamo ci sia oggi l’opportunità di riaprire quel tavolo, estendendolo anche al mondo del lavoro. Noi siamo pronti a fare la nostra parte responsabilmente per affiancare le imprese in questa fase di difficoltà. Vigileremo, però, con la massima attenzione perché ci sia massimo impegno sul fronte delle tutele contrattuali, del rispetto delle misure di salute e sicurezza in generale e, specificatamente, di fronte al contagio Codiv 19 che non si esaurisce in breve”.

Il fabbisogno di manodopera straniera, dai dati in nostro possesso, in percentuale si aggira attorno al 75% della forza lavoro utilizzata nei campi, di cui una media del 50% proviene dalla Comunità Europea, un altro 25% extra UE. Potenzialmente si tratta di un fabbisogno di circa 7000 lavoratori in annate di bassa produzione fino ai 14000 in annate particolarmente positive. Per l’annata in corso ci si può attendere un livello che si attesta attorno ai 12000, fatto salvo le gelate potenziali di questi delicati periodi.
Flai, Fai e Uila chiederanno un confronto urgente con l’assessora Zanotelli. “La questione va affrontata subito. Le imprese sono in allarme e non si può perdere tempo prezioso”, concludono i sindacalisti.

 

 

 

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