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Covid-19 e monitoraggio nelle RSA

Finalmente forse qualcosa si muove: lo European Center for disease prevention and control ha steso un documento che contiene consigli e linee guida utili per chi intende implementare sistemi di monitoraggio e prevenzione nelle RSA.

Dopo la fase acuta di coronavirus che ha colpito molte RSA del Trentino con un numero significativo di morti, finalmente forse qualcosa si muove in termini di prevenzione di ulteriori possibili focolai e contagi. La buona notizia viene dall'Europa che ha dovuto registrare, come in Italia, un eccesso di mortalità nelle strutture dedicate alla lungodegenza per anziani (il nostro modello di RSA) e che finalmente indica alcune linee guida ai vari paesi. Il documento che fornisce una guida agli stati membri UE è stato steso dallo European Center for disease prevention and control e contiene consigli e linee guida utili per chi intende implementare sistemi di monitoraggio e prevenzione nelle RSA . In tale documento si evidenzia che un primo fattore importante che avrebbe potuto contribuire alla diffusione del Covid-19 nelle RSA potrebbe essere dipeso, all'inizio dell'epidemia, dal personale o familiari/visitatori affetti da sintomi lievi e asintomatici. Altri fattori che possono aver inciso sulla diffusione della pandemia possono essere fatti risalire alla prolungata presenza del personale (ben oltre la durata dei turni normali), la mancanza di dispositivi di protezione adeguati (DPI), la mancanza di informazioni sufficienti sulla natura del virus, il limitati controlli sui sintomi iniziali sia dei pazienti che degli operatori con scarsissimi o nulli tamponi di controllo effettuati. Si rileva anche il grave problema della presenza elevata, dentro le RSA, di persone con demenza senile e Alzheimer che potrebbero aver in qualche modo “mascherato” segnali e sintomi evidenti di una possibile infezione, fino a quando le condizioni delle persone non peggioravano in modo evidente. L'invito che viene formulato è quello di implementare sistemi di monitoraggio locali e nazionali nelle RSA per l'identificazione “precoce” di vari virus respiratori al fine di poter delimitare tempestivamente eventuali focolai, riducendo così la diffusione all'interno e tra le varie strutture. L'identificazione preventiva di possibili casi si può realizzare attraverso un avvio rapido ed estensivo dei tamponi e delle notifiche in tempo reale alle autorità sanitarie competenti, in modo da tenere traccia di possibili cluster. Un'organizzazione sistematica, con rigide procedure, è in grado di controllare quotidianamente i degenti, ricercando i positivi con test diagnostici periodici anche in assenza di sintomi. Il documento inoltre suggerisce anche di testare regolarmente il personale (ogni settimana). Qualora venisse identificato anche un solo caso di un ospite di RSA o di un membro dello staff del personale assistenziale/di cura si raccomanda l'effettuazione di test approfonditi per identificare casi asintomatici implementando immediatamente misure di controllo e isolamento. Si sottolinea l'importanza della raccolta sistematica dei dati relativi a pazienti/ospiti di RSA e personale. L'approccio migliore consigliato è una sorveglianza obbligatoria delle RSA a livello nazionale e locale, con un sistema di segnalazione tempestiva dei casi possibili, probabili e poi confermati. L'opzione consigliata e caldeggiata è quella di dotarsi di strumenti di segnalazione elettronici che consentono in tempo reale di verificare l'esistenza di eventuali focolai facendo scattare immediatamente i provvedimenti atti ad isolare tali situazioni e evitare il propagarsi del contagio. Con tale metodologia, fatta a sistema, si potrà affrontare meglio e in modo più semplice e programmato senza stress gli adempimenti che spettano al personale sanitario e assistenziale evitando sovraccarichi di lavoro inutili. Sono suggerimenti e linee guida preziose se non necessarie nell'affrontare il tema delle strategie preventive da intraprendere per il prossimo futuro.

R.Dori - Presidente Consulta per la Salute

 

 

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