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Riapertura RSA alle visite dei familiari con maggiore umanità

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Finalmente dopo oltre 100 giorni, giovedì 19 giugno le RSA (Residenza Sanitaria Assistenziale) riaprono le porte ai familiari per consentire loro di incontrare i propri congiunti. L'attesa è stata lunga, snervante e spesso dolorosa. Questo virus Covid-19 si è accanito in alcune RSA provocando
un alto numero di contagi e decessi. Molte delle strutture residenziali, è bene sempre rammentarlo,
per una serie di azioni preventive e misure rigorose di controllo e contenimento, sono risultate però
indenni. Questo è un risultato importante che in qualche modo va valorizzato per l'attenzione e l'impegno che gran parte dell'organizzazione sanitaria e assistenziale ha profuso anche con grandi sacrifici personali. Ora però siamo alla fase 2 verso la 3 con riaperture di gran parte delle attività
economiche e con un trend costante ormai da diversi giorni di calo dei contagi, uno svuotamento delle terapie intensive e semintensive, un consistente calo sino all'azzeramento dei decessi e un costante aumento delle guarigioni. In presenza di questo andamento favorevole e pur nella consapevolezza che il virus è ancora fra di noi, la Giunta provinciale il 9 giugno approvava le linee
guida per le RSA sottotitolate “Indicazioni per l'erogazione in sicurezza delle attività nelle struttureresidenziali socio-sanitarie nella fase 2 della pandemia Covid-19”. Nelle oltre 20 pagine, ricche di prescrizioni e indicazioni per prevenire e far fronte ad eventuali contagi, al punto 5.2 si trova il
capitoletto dedicato a “Parenti e visitatori”. Una paginetta in tutto, ma colma di limitazioni e prescrizioni rivolte a “regolamentare” le modalità attraverso le quali sarà possibile programmare l'incontro fra l'anziano residente e un suo il familiare. E' un pacchetto di regole molto precise, dettagliate e rigide che rischiano in qualche modo di “snaturare” un incontro, dopo tanto tempo e
tanta attesa, fra persone legate da profondi legami affettivi.
Ben lungi da me nel ritenere non corrette tali indicazioni/prescrizioni preventive atte ad evitare possibilmente ogni e qualsiasi possibilità di contagio, ma rimane aperto un interrogativo sulla “marginalità dell'umano” presente in tale documento e che invece dovrebbe prevalere in questeforme d'incontro. Non è che forse insieme alla giusta preoccupazione di prevenire il contagio, di tutelare il residente anziano fragile, sia prevalsa una visione “sanitarizzante” e difensiva rispetto a potenziali responsabilità? Non è che dentro questa visione si sta perdendo di vista la centralità della
relazione fra anziano e congiunto, familiare, nipote, il suo grande valore “terapeutico” in quanto capace di dare senso alla vita, forse anche a quest'ultimo tratto di vita? Non è che abbiamo anteposto sicurezza e responsabilità organizzativa nei confronti del rispetto, della dignità, dell'umanità quali parti essenziali e integranti di un lungo vissuto? Non è che ci stiamo dimenticando o sottovalutando, sospinti dal coronavirus, del valore autentico delle relazioni familiari, la loro “potenza” rigeneratrice, la loro profondità. Chiediamoci, anche da un punto di vista sanitario: due mani sanifiate con prodotti appositi ed efficaci non possono sfiorarsi, intrecciarsi,
accostarsi dentro una RSA mentre all'esterno tutto posso toccare, manipolare, stringere?
Chiediamoci perché il distanziamento senza mascherina è di un metro, secondo le ultime indicazioni, per persone (amici e congiunti) che si trovano al bar, in ristorante nella nostra quotidianità e se si varca l'ingresso di una RSA indossare la mascherina diviene obbligatorio sia all'interno che all'esterno e il distanziamento viene “garantito” attraverso l'apposizione di barriere fisiche di plexiglass rendendo marcata la distanza e conseguentemente più complessa la relazione,
la comunicazione fra le persone; incontri programmati in locali appositi, chiusi e controllati da un operatore (similarmente a ciò che avviene nelle sale colloqui delle carceri).
Porsi questi interrogativi e mantenerli vivi non tanto per contestare le misure prescritte dalle linee guida, ma per cercare di riportare al centro i valori della persona anziana e le sue giuste aspirazioni
in una fase difficile della loro vita. Forse è possibile trovare un giusto equilibrio.

 

 

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