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Anziani, si investa su un nuovo modello di medicina territoriale

L’appello dei sindacati pensionati ai futuri sindaci: il Covid ha messo a nudo le debolezze del nostro sistema di assistenza sanitaria. Si acceleri sullo Spazio Argento

Anziani, si investa su un nuovo modello di medicina territoriale

Serve un nuovo modello di medicina territoriale, che metta al centro anche l’anziano e intervenga sulle cronicità, ma nello stesso tempo si faccia carico del benessere sociale oltre che sanitario di una popolazione anziana sempre più numerosa e longeva. Un sistema che non può limitarsi più solo alle RSA, ma che deve essere costruito su un’assistenza capillare sul territorio, sulla domiciliarità e sull’integrazione tra sociale e sanitario. L’obiettivo deve essere mantenere l'anziano sul proprio territorio e nella propria abitazione, riservando la collocazione nelle RSA solo alle persone anziane prevalentemente inabili e non auto sufficienti. Così non è oggi e il Covid 19 ha messo ha nudo i punti deboli dell’attuale sistema: gli ospedali sono stati travolti dalla gestione dell’emergenza e hanno dovuto tralasciare le cronicità. In quella situazione drammatica, con il numero di ricoveri che cresceva in modo esponenziale, gli anziani ammalati sono stati lasciati nelle RSA e all’interno delle famiglie, non sempre con un’assistenza adeguata. Parte da qui l’appello che le sigle sindacali dei pensionati, Spi Cgil, Fnp Cisl e Uil Pensionati, rivolgono ai futuri sindaci dei comuni trentini chiedendo si condividere le loro preoccupazioni e l’urgenza di avere risposte dalla Provincia. “Serve un ripensamento profondo del ruolo e dell’organizzazione delle RSA, compresa una graduale normalizzazione degli accessi e delle visite dei familiari, il potenziamento della domiciliarità e delle connesse politiche abitative”.

L’emergenza sanitaria legata al Coronavirus “ha evidenziato la carenza di un’organizzazione sanitaria territoriale che non supporta la permanenza degli anziani con problematiche di cronicità in RSA o in famiglia in quanto spesso priva di figure specialistiche. Manca allo stesso tempo una rete socio-sanitaria supportata da una legge che sebbene siano passati 3 anni dall'approvazione non sia stata ancora né applicata né sperimentata”.

Il nodo resta una riforma del welfare anziani mai decollata per responsabilità dell’attuale governo provinciale. “Se è pur vero che la proroga dello stato di emergenza ha prorogato i tempi dell'avvio della sperimentazione dello “Spazio Argento”, è altrettanto vero che la stessa Giunta provinciale fin dall'inizio della legislatura non ha mai espresso in modo deciso la convinzione sul nodo centrale della riforma: la stretta collaborazione fra settore sanitario e settore assistenziale al fine di realizzare il principio non solo giuridico ma anche etico del prendersi cura dell’anziano in caso di difficoltà”.

Le sigle dei pensionati chiedono anche un impegno sul potenziamento dei servizi sanitari di base, dei servizi di prevenzione, il sostegno all’invecchiamento attivo e alla domiciliarità, tasselli centrali della riforma Spazio Argento. Vanno recuperati, inoltre, i ritardi nell’utilizzo delle tecnologie digitali per la teleassistenza e la telemedicina e l’avvio di nuove politiche abitative a misura delle persone anziane.

Fino a questo momento l’assessora Segnana è stata sorda all’appello degli anziani. Spi Cgil, Fnp Cisl e Uil Pensionati ribadiscono l’urgenza di aprire un tavolo di confronto che coinvolga gli amministratori territoriali e le parti sociali per cominciare a costruire un modello all’altezza delle sfide che attendono la comunità.

 

Trento, 10 settembre 2020

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