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Assemblea sindacale davanti al Muse

Indetta dalla Fp Cgil per mercoledì 30 settembre alle 15.30

Assemblea sindacale davanti al Muse

Dal 2013 a oggi 102 divulgatori scientifici hanno lasciato il MUSE, 10 solo nell'ultimo mese. Dal 2018 a oggi 3 addetti alla programmazione dei turni del personale della didattica hanno lasciato il posto di lavoro. Questo non ha indotto nessun ripensamento sulle politiche del lavoro nel sistema museale trentino sinora adottate né da parte del Museo, né della Provincia che, anzi, ha deciso di tagliare le risorse a esso destinate.

Oggi l'attività didattica e di divulgazione, cioè quella dalla quale la biglietteria registra le maggiori entrate e dalla quale deriva la maggiore visibilità del Museo, è esternalizzata. Chi si interfaccia col pubblico è dipendente di cooperative private: se lavora in accoglienza o biglietteria, deve conoscere le lingue a livello B1 (così il bando), ma viene inquadrato come un conducente con patente B; se si occupa di didattica, deve avere almeno la laurea, conoscere le lingue a livello B1, ma per 12 mesi guadagna come un operaio specializzato per poi passare al livello dell'educatore senza titolo. A differenza dell'operaio, però, il personale che lavora al Muse non ha un orario di lavoro, perché tutti i contratti individuali sono part time, ma nessuno di essi prevede una collocazione temporale delle ore lavorative.

Il Muse chiede flessibilità nell'erogazione, incurante delle esigenze dei lavoratori e delle possibilità organizzative e le cooperative applicano, in effetti, la piena elasticità, imponendo ai lavoratori part time di spalmare la propria attività lavorativa sull'intera giornata, con intensità diversa tra le diverse settimane. I turni, poi, vengono confermati all'ultimo momento, cosicché i lavoratori non possono avere un secondo lavoro o organizzarsi la propria vita personale.

Le prestazioni di lavoro svolte oltre l'orario di lavoro non vengono retribuite secondo il CCNL, ma tutte accantonate come ore "ordinarie", per compensare le ore in meno che la flessibilità richiede. Solo quando sono davvero troppe, vengono pagate come "una tantum", sempre senza le maggiorazioni contrattuali. Con buona pace del rispetto delle condizioni contrattuali su cui dovrebbe vigilare l'appaltante.

In questi anni abbiamo ripetutamente chiesto confronti a tutti i livelli per il miglioramento delle condizioni lavorative di questi professionisti. La Provincia si è riservata approfondimenti, rimasti senza seguito, il Direttore del Muse ha più volte  chiaramente espresso il concetto originale che “molti lavoratori della cultura stanno peggio” (lui guarda all’America dei totem al posto dei pilot e ai volontari al posto di tutti) e che comunque la responsabilità organizzativa è in capo alle cooperative, queste ultime attribuiscono la situazione all'ente appaltante e hanno progressivamente ignorato ogni nostra richiesta.

Oggi siamo all’assenza di relazioni sindacali e all’assenza di qualsiasi risposta al sindacato.

Per questo, pur avendo già proclamato lo stato di agitazione prima del Covid, Fp Cgil indice un'assemblea sindacale davanti al Muse mercoledì 30 settembre alle 15.30 con presidio all’esterno, per dare evidenza e visibilità a una vicenda non più tollerabile.

La Giunta, che più volte ha assicurato di voler riordinare il settore, deve dare risposte chiare a questi lavoratori! Proseguiremo sino a che non otterremo risposte adeguate rispetto alla gestione di un’eccellenza del Trentino, tale soprattutto grazie all'apporto di questi lavoratori, sottoinquadrati e senza diritti veri!

 

 

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