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Politiche industriali. Non è tempo di tagliare i sostegni per ricerca e innovazione

Cgil Cisl Uil: la Giunta sospenda la revisione della legge 6 fino all’approvazione del Recovery Plan ed elimini il divieto di cumulabilità tra incentivi statali e provinciali

Non è questo il tempo di tagliare i sostegni provinciali alle imprese che investono in ricerca e innovazione. Quegli incentivi selettivi vanno semmai rafforzati, sfruttando al massimo le opportunità che arrivano dal Recovery Plan. Ne sono convinti i sindacati che per questa ragione chiedono che la revisione dei criteri della legge provinciale 6 – quella che disciplina i contributi alle aziende - sia sospesa fino all’approvazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza che avrà importanti dotazioni finanziarie da investire nelle politiche di innovazione, ed in particolare nella transizione ecologica e digitale. “Abbiamo l’opportunità di migliorare e rendere più efficaci le nostre politiche industriali. Concentrarsi oggi su una logica di mera riduzione degli stanziamenti pubblici sarebbe pericoloso per la capacità di ripresa e innovazione del nostro tessuto economico – fanno notare i tre segretari generali di Cgil Cisl Uil, Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti -. Quanto venne definito nel Forum della Ricerca, in merito a questi temi, resta importante ma la previsione di un taglio dei livelli di agevolazione è purtroppo stata superato dai fatti. Il Covid non ha solo ridotto le capacità di investimento privato, ma anche accelerato i processi di trasformazione economica e ampliato la competizione. Oggi va fatto tutto il possibile per intercettare i fondi europei e nazionali per ampliare e rendere più efficaci le nostre politiche industriali”.
Tra l’altro va ricordato che negli ultimi tre anni le previsione di spesa sui capitoli dello sviluppo economico e della competitività sono già stati ridotti di oltre 45 milioni di euro dalla Giunta Fugatti, passando dai 382 milioni del 2019 ai 337 di quest’anno. La posta in gioco è alta perché sostenere la capacità di innovazione delle imprese vuol dire migliorare la produttività e aumentare l’occupazione. Senza dimenticare che si tratta di misure selettive, basate su precisi meccanismi di valutazione dei progetti. “Non stiamo parlando di contributi a pioggia alle imprese locali, ma di investimenti che creano valore per tutto il sistema trentino”, chiariscono i tre segretari. Da qui anche la richiesta di attivarsi subito per rendere cumulabili incentivi statali e locali. “Bisogna favorire l’accesso delle nostre imprese ai fondi nazionali e usare le risorse locali in modo complementare. In questo modo si possono liberare soldi pubblici per rafforzare e affinare gli interventi che dovranno comunque rimanere selettivi”. A tal proposito Cgil Cisl Uil chiedono che venga ulteriormente rafforzato in legge il criterio che vincola il riconoscimento dei contributi al rispetto dei contratti nazionali. “L’obiettivo di queste misure deve sempre essere quello di innalzare la qualità delle produzioni, dei processi e del lavoro. Dunque per evitare che le risorse pubbliche vadano a imprese che applicano contratti pirata abbiamo chiesto che i contratti nazionali di riferimento siano quelli firmati dalle più rappresentative organizzazioni datoriali e sindacali”, concludono i tre segretari.

Trento, 7 aprile 2021

 

 

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