NEWS

Tim. Oggi lavoratori in sciopero in tutta Italia. Rischio esuberi

L’ipotesi di cessione della rete preoccupa lavoratori e sindacati. A rischio anche la tenuta di un servizio strategico per il Paese

Tim. Oggi lavoratori in sciopero in tutta Italia. Rischio esuberi

No al modello spezzatino per il futuro di Tim. La contropartita potrebbe essere pesantissima sull’occupazione. Ne sono convinti i sindacati che in attesa di incontrare il presidente Draghi hanno convocato per oggi una giornata di sciopero in tutta Italia.

I nodi sul futuro del Gruppo sono ancora tutti senza risposte: di fronte al temporeggiare dei vertici e al silenzio del Governo, mentre resta ancora in piedi l’ipotesi di scorporo della rete, cresce la preoccupazione per le ripercussioni occupazionali, tecnologiche e industriali che potrebbero derivare dal nuovo assetto.

 

Lo sciopero non è l’unica azione di mobilitazione. Sono già stati sospesi tutti gli straordinari fino al 2 marzo, data in cui il consiglio di amministrazione di Tim potrebbe approvare il piano industriale che porterebbe allo smembramento del Gruppo. In gioco il futuro delle sue 42.000 lavoratrici e lavoratori, oltre 400 solo in regione, a cui si aggiungono tutti gli addetti delle società che operano negli appalti (istallazioni telefoniche, call center, information tecnology).

L’ipotesi di scorporo e cessione della rete che di fatto il cda non ha mai escluso è sbagliata e dannosa perché pregiudica il futuro di uno degli asset strategici del nostro Paese” – fanno notare Norma Marighetti, Bianca Catapano e Maurizio Franchi che seguono Tim in regione.

 

Nell’ultimo trentennio in Italia sulle telecomunicazioni si è deciso di puntare su un modello sbagliato. Un settore che ovunque rappresenta un volano di crescita e sviluppo tecnologico è ridotto nel nostro Paese a bruciare 12 miliardi di ricavi negli ultimi undici anni. Una dinamica che ha aggravato gli effetti dei ritardi sul superamento del digital divide e si è drammaticamente riverberata sull’occupazione del settore, in costante diminuzione da decenni. Per i sindacati lo Stato non può stare alla finestra: serve un nuovo assetto in cui la presenza pubblica sia protagonista. “Non può essere solo il profitto a guidare scelte strategiche e investimenti. Tutto il territorio, dal centro alle più lontane periferie, ha bisogno di un piano di digitalizzazione capillare così come va reso esigibile il diritto alla connessione di qualità per tutti i cittadini e le cittadine”.

Non è con la costruzione di tante piccole reti in fibra che l’Italia si doterà di una infrastruttura inclusiva, aperta, capace di garantire a tutte ed a tutti il diritto alla connettività.

 

 

 

 

 

TORNA SU