NEWS

Italfood. Lavoratori senza stipendio da dicembre

I sindacati hanno già messo in mora l’azienda. Flai e Fai: stanchi di promesse. Avviate le azioni cautelative e legali previste per tutelare i crediti dei dipendenti

Tre mesi senza stipendio né tredicesima e una storia ancora più lunga di retribuzioni, quattordicesime e tredicesime rateizzate o arrivate in ritardo. Questo pomeriggio ulteriore incontro con Assessore Spinelli, Servizio lavoro , Trentino Sviluppo e oggi per la prima volta in presenza anche con l’azienda. Lavoratori e sindacati non sono più disposti a dare tempo né fiducia a Italfood. “I lavoratori e le lavoratrici non possono più sopportare questa situazione – dicono con amarezza e sconcerto Franco Zancanella, Katia Negri ed Elisa Cattani che stanno seguendo la situazione per Fai Cisl e FLai Cgil -. Molti lavoratori hanno continuato a portare avanti la produzione, fidandosi delle promesse del datore di lavoro. Nulla si è mosso nei fatti e non si può andare al lavoro come se si facesse volontariato”.
Intanto sembrerebbe che sia già stata depositata richiesta di concordato in Tribunale. “L’azienda, senza alcuno scrupolo, si è approfittata della loro disponibilità e fiducia, mettendo intere famiglie sul lastrico”, proseguono i sindacalisti.

A determinare le difficoltà la grave crisi di liquidità in cui si trova l’impresa. Italfood produce pasta fresca e ripiena e fino a pochi mesi fa dava lavoro ad una settantina di dipendenti. Poi in molti, sfiancati, si sono dimessi per giusta causa e hanno cercato occupazione altrove. Oggi gli occupati rimasti nello stabilimento di Ala sono 35.
La situazione era sotto la lente del sindacato da diverso tempo. Flai e Fai si sono attivate fin da gennaio, chiedendo incontro all’azienda e incontrando diverse volte la Provincia che attraverso Trentino Sviluppo è proprietaria di una parte del capannone. “Fin da inizio anno i vertici aziendali ci hanno sempre assicurato che da un momento all’altro sarebbe subentrato un nuovo acquirente che avrebbe portato avanti la proprietà. In questi mesi nulla si è concretizzato. Anche oggi abbiamo ascoltato le stesse rassicurazioni. Più delle parole contano i però i fatti, che fino ad oggi non abbiamo visto”.
L’azienda avrebbe potuto chiedere cassa integrazione almeno per parte dei propri dipendenti dando loro una boccata d’ossigeno, ma ha preferito andare avanti per incassare e continuare ancora a produrre puntando così a proteggere il valore dell’impresa sul mercato. “A pagare sono stati però i lavoratori: ci sono casi di famiglie in cui entrambi i coniugi sono/erano dipendenti Italfood, persone che non sanno più come arrivare alla fine del mese avendo ormai prosciugato anche i risparmi”.
Proprio a tutela di queste situazioni i sindacati hanno chiesto alla Provincia di attivare in seno ad Agenzia del Lavoro tutti gli strumenti esistenti per la futura presa in carico dei lavoratori cessati, di agevolare attraverso le banche del territorio l’utilizzo da parte dei lavoratori a forme di accesso al credito che permetterebbero di anticipare almeno parte dei crediti mettendo come garanzia anche il Tfr. “Abbiamo avuto rassicurazioni in tal senso da parte di Piazza Dante. Abbiamo fin dal principio chiesto che venissero attivati tutti i canali provinciali per favorire l’insediamento di una nuova realtà industriale che possa dare garanzie occupazionali certe.
Fino ad oggi, per loro, la situazione in azienda è stato un continuo stillicidio”, concludono Cattani e Negri e Zancanella.

 

Trento, 5 aprile 2022

 

 

TORNA SU