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Guerra in Ucraina. Cgil: fare tutto il possibile per arrivare al cessate il fuoco

Grosselli: chiamati a dimostrare concretamente la solidarietà sostenendo il popolo ucraino con la donazione di almeno un’ora di lavoro

Il dramma della guerra in Ucraina è stata al centro del confronto tra delegate e delegati della Cgil del Trentino riuniti questa mattina in assemblea generale. Ad aprire questa riflessione sul conflitto scatenato dalla Russia le toccanti testimonianze di due profughe ucraine, fuggite da Kiev con i loro figli sotto i bombardamenti e arrivate in Trentino con il sostegno dell’associazione “Aiutiamoli a vivere”.

Entrambe, nei loro commossi racconti, hanno ricordato la notte del 24 febbraio quando è cominciata l’invasione russa; l’iniziale incredulità e poi le corse nei parcheggi e nelle cantine sottoterra per sfuggire ai bombardamenti, il suono costante delle sirene, la paura di non sopravvivere, i tentativi di proteggere i più deboli come i bambini, le donne incinte, gli anziani. E infine la fuga su treni affollatissimi, il viaggio al buio negli scompartimenti per paura di essere individuati e colpiti dai russi. “Guardare le immagini che arrivano dall’Ucraina è per noi molto difficile – ha aggiunto l’interprete Tatiana dell’Associazione Aiutiamoli a Vivere -, ma è ancora più difficile sentire i racconti e stare vicino alle persone che hanno vissuto e stanno vivendo sulla loro pelle questa situazione. Ogni giorno in Ucraina ci sono centinaia di morti, nascono bambini sottoterra, le donne vengono abusate. Tutto questo non è umano. E’ un incubo”.

 

Sulle ragioni del conflitto hanno discusso, pur da posizioni diverse, Raffaele Crocco, giornalista Rai e direttore dell’Atlante delle Guerre, e Gianni Kessler, già magistrato e membro designato dall’UE nell’organismo anticorruzione in Ucraina quando si avvio il percorso di associazione all’Unione.

Ed in particolare Crocco, dopo aver ricordato che in questo momento sono 34 i fronti di guerra aperti nel mondo, si è soffermato sulle responsabilità dell’Unione Europea e in generale dei Paesi occidentali, che hanno preferito volgere lo sguardo dall’altra parte chiudendo gli occhi davanti alla tirannia di Putin, all’invasione dell’Ucraina e alla guerra nel Dombass, al mancato rispetto dell’accordo di pace di Minsk, per tenere in piedi le forniture di gas, petrolio, ma anche di beni agricoli come grano e olio di semi indispensabili per portare avanti le produzioni delle nostre industrie. Crocco, dunque, dopo aver ribadito con estrema chiarezza che in questo conflitto c ‘è un invasore, la Russia, e un paese invaso, l’Ucraina, ha sottolineato l’urgenza di fare ogni sforzo possibile per arrivare ad un cessate il fuoco. “Corriamo il rischio di far durare a lungo questo conflitto, ma la guerra non si ferma con le armi, ma con maggiori sanzioni economiche e con la diplomazia. Se veramente vogliamo costruire la pace, dobbiamo essere pronti a fare delle rinunce e usare tutti gli strumenti che diplomazia e diritto offrono per arrivare ad un cessate il fuoco. La pace non è la fine della guerra. E’ un percorso che si costruisce, ma che non può partire se le armi non tacciono”.

 

Gianni Kessler ha parlato di un “attacco deliberato, programmato e pensato dalla Russia alla libertà e alla scelta dell’Ucraina di esistere come Paese indipendente”. L’ex magistrato ha dunque ripercorso le tappe, alcune delle quali è stato diretto testimone, del percorso verso la democrazia, lo stato di diritto, i diritti civili delle persone e la lotta alla corruzione. Percorso che l’Ucraina ha intrapreso dopo la firma dell’accordo di associazione all’Unione Europea. “Sono valori che noi diamo per scontato, ma che per l’Ucraina sono una rivoluzione. E’ l’impostazione di un modello di governo diverso, basato su basi democratiche. Un modello che Putin vuole abbattere”.

L’operazione speciale” del presidente russo però ha sottovalutato la resistenza del popolo ucraino e la reazione dei paesi occidentali e così non è stata una guerra lampo come immaginava.

A questo punto, però, la priorità è mettere fine al conflitto, costringendo i russi a ritirarsi. “Perché questo accada non bisogna continuare a pagare, come UE, 500 milioni di euro al giorno per comprare gas e petrolio russo. Bisogna uscire da questa dipendenza. Ha un costo, ma è possibile”. Ha dunque ribadito che va fatta una scelta e che stare dalla parte della difesa democrazia e del diritto di indipendenza di un paese sovrano ha un prezzo economico che anche noi dovremo pagare.

Un peso economico per le lavoratrici e i lavoratori, per i pensionati: il conflitto ha contribuito ad impennare i prezzi e stipendi e pensioni sono insufficienti. “Nonostante queste difficoltà non può mancare e non mancherà la nostra solidarietà – ha però ribadito nelle conclusioni il segretario generale della Cgil trentina, Andrea Grosselli -. I rincari stanno impattando sulla nostra quotidianità, soprattutto per le fasce più deboli, ma le testimonianza di solidarietà che arrivano sono la dimostrazione che nonostante tutto si comprende l’importanza di sostenere il popolo ucraino in un momento tragico della loro storia. Anche per questo sosteniamo l’adesione convinta al Fondo di solidarietà per l’Ucraina con la destinazione delle ore di retribuzione”.

 

 

 

 

 

 

 

Trento, 7 aprile 2022

 

 

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