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Appalto pulizie caserme. Non si può spendere per lavorare

E’ l’assurda condizione in cui si trovano una ventina di lavoratrici. Oggi la protesta fuori dal commissariato del Governo

Appalto pulizie caserme. Non si può spendere per lavorare

Buste paga di poche centinaia di euro al mese. Insufficienti per vivere dignitosamente eppure si può ancora fare peggio nel sistema distorto degli appalti. Ci sono lavoratrici che si trovano nell’assurda condizione di spendere per lavorare. E’ quanto è capitato alle addette alle pulizie nelle caserme dei carabinieri e questure in Trentino. Il cambio appalto, infatti, ha tagliato del 30 per cento le ore le addette che da aprile sono costrette, in molti casi, a spendere per gli spostamenti più di quanto guadagnano in busta paga. Lo denunciano Filcams e Fisascat protestando stamattina con le lavoratrici fuori dal commissariato del Governo a Trento. Una delegazione è stata anche ascoltata dal commissario del governo.

Dal 1° aprile il servizio di pulizie per le caserme in Trentino è gestito dalla Pulitori&Affini di Brescia, la società che si è aggiudicata il “lotto 4” di un appalto nazionale Consip. Le lavoratrici si sono ritrovate con tagli pesanti delle ore e dunque delle buste paga.

Quasi la metà in questi mesi ha deciso di rinunciare al lavoro proprio perché le condizioni erano insostenibili. Oggi sono rimaste una ventina.

Stiamo parlando di lavoratrici che hanno una paga oraria netta di 5,88 euro l’ora e in alcuni casi devono spostarsi anche per 20-25 chilometri tra una caserma e l’altra. E’ chiaro che questo è insostenibile. Siamo di fronte all’ennesimo scempio del sistema degli appalti”, denunciano Luigi Bozzato della Filcams e Francesca Vespa della Fisascat che puntano il dito contro un sistema ingiusto che scarica sui più deboli il taglio dei costi. “Questo è un classico esempio di mega gara d’appalto nazionale il cui unico criterio guida è il massimo ribasso. Ormai è chiaro che queste modalità consentono solo condizioni di lavoro al limite del dignitoso. Non è questa l’efficienza che deve avere il sistema pubblico, questo è un semplice taglio del costo del lavoro a danno di chi è più debole e non trova soluzioni migliori sul mercato del lavoro”.

Queste lavoratrici non possono nemmeno beneficiare della legge provinciale sugli appalti che garantisce nel cambio le stesse condizioni di lavoro.

Come se non bastasse alle lavoratrici mancano le buste paga, non vengono forniti i prodotti per la pulizie e i guanti adeguati. In alcuni casi manca il vestiario. “Le armi sono spuntate, ma è necessario far conoscere questa situazione ingiusta. Denunceremo formalmente la situazione anche all’Ispettorato del lavoro. L’azienda si sottrae ad ogni confronto e la situazione è insostenibile”, concludono i due sindacalisti.

 

 

 



Trento, 7 novembre 2022

 

 

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