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Artigianato. Rinnovato l'integrativo provinciale per i lavoratori metalmeccanici

A regime 35 euro in più al mese

Soddisfazione da parte di Fim, Fiom e Uilm del Trentino per l’intesa raggiunta con l’Associazione Artigiani, tanto più importante considerato il momento difficile caratterizzato dall’elevata inflazione e dal caro bollette.

L’accordo incrementa la parte aggiuntiva del salario definita col contratto provinciale, che si somma ai minimi tabellari definiti a livello nazionale.

Gli aumenti dell’Indennità Integrativa Provinciale, che a regime porteranno 35 euro mensili in più, non potranno essere assorbiti dagli eventuali futuri aumenti derivanti dal CCNL, né potranno assorbire eventuali superminimi individuali: insomma, tutti i lavoratori delle imprese artigiane metalmeccaniche del Trentino si vedranno riconoscere l’aumento.

Contemporaneamente, il Contratto Nazionale è scaduto lo scorso 31 dicembre e a breve si riapriranno le trattative per il rinnovo, quindi i lavoratori potranno ricevere ulteriori ristori anche da quel versante.

Il contratto provinciale siglato oggi, 13 febbraio 2023, durerà meno di due anni. Vista la situazione in rapido divenire, si è deciso di stabilire una durata contrattuale breve, in modo da consentire di tornare al tavolo di trattativa già alla fine del prossimo anno.

Il nuovo contratto corona una ritrovata unità tra i sindacati trentini dei metalmeccanici ed un clima rasserenato con l’Associazione Artigiani. Questa intesa era stata preceduta, lo scorso 30 maggio 2022, da un accordo stralcio appositamente scritto per chiudere il periodo delle divisioni e per consentire, pertanto, l’avvio della trattativa in modo unitario, trattativa che ha oggi consentito di raggiungere questo risultato.

Il contratto siglato oggi si preoccupa di delimitare in modo netto il perimetro delle aziende che possono applicarlo, “al fine di tutelare sia i lavoratori dal dumping contrattuale che le aziende dalla concorrenza sleale”: è un fatto importante e forse inedito, che prende atto della necessità di invertire un processo di disgregazione che ha fortemente danneggiato i lavoratori, ma che alla lunga ha finito per favorire le aziende meno virtuose.

Il contratto introduce finalmente il pagamento della malattia, seppur parziale, per gli operai: 3 giornate di carenza al 60% e successive 6 giornate al 40%. Diventano esigibili le due giornate di permesso retribuito in più all’anno rispetto a quanto previsto dal Contratto Nazionale. Meglio specificato anche l’istituto della flessibilità, con precisi vincoli e limiti a tutela dei lavoratori.

 

Trento, 13 febbraio 2023

 

 

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