Rinnovo dei contratti pubblici. Basta propaganda
.
Le dichiarazioni del Presidente Fugatti e dell’Assessore Spinelli sulle priorità della nuova legislatura passano con estrema disinvoltura dalla necessità di intervenire sul differenziale delle retribuzioni trentine rispetto alle altre regioni allo sconcertante “abbiamo già dato”, riferito alla presunta conclusione del rinnovo dei contratti pubblici che, secondo Fugatti, consta di 100 milioni in tre anni, resi disponibili dal Governo nazionale grazie all’Accordo di San Michele. Non ci pare che le cose stiano esattamente così. Rammentiamo pertanto al Presidente e alla sua giunta alcuni dettagli.
1. la Legge di Assestamento 2023 prevede115 milioni per il 2022/2023 (2,75% per il 2022 e 3,74% per il 2023) e 105 milioni dal 2024 (5,9%) che, sommati, fanno 220 milioni, ma ne stanzia solamente 15 per il 2022/2023 (una tantum) e 5 per il 2024. All’appello mancano dunque 200 milioni e non 100 milioni in tre anni;
2. le risorse fin qui previste (ma non ancora stanziate) pari al 6,31% a regime, sono largamente insufficienti rispetto ai livelli inflattivi del triennio 22/24, pari al 16 – 18%;
3. non siamo affatto i primi in Italia a rinnovare i contratti pubblici, non solo perché non l’abbiamo ancora fatto ma perché con la manovra di bilancio nazionale ci sono risorse effettivamente stanziate pari a ca il 6%, peraltro anticipate con la busta paga dello scorso dicembre per le amministrazioni centrali;
4. fatto non di poco conto, i dipendenti pubblici trentini riceveranno l’amara sorpresa di veder ridurre le proprie retribuzioni a gennaio, in quanto cesserà l’erogazione dell’una tantum di 35,6 milioni (2%) prevista per il solo 2023 e non resa strutturale, malgrado le reiterate richieste della Fp Cgil;
5. in ogni caso, se mai si arrivasse a traguardare in tempi accettabili le previsioni del 6,31%, a parte la necessità di una compensazione con l’inflazione acclarata nel triennio 22/24 (per il solo 2022 già certificata all’8,1%!), non v’è alcun recupero del famoso differenziale delle retribuzioni di cui parlava il Presidente Fugatti, poiché anche le retribuzioni dei pubblici dipendenti trentini, così come quelli dei comparti privati, sono (e resteranno) più basse rispetto alle altre regioni, per non parlare dell’Alto Adige.
Somiglia quindi molto ad una fake news l’impegno assunto solennemente sul contrasto alla perdita di potere d’acquisto dei salari trentini. Per non parlare della Sanità, dove lo stesso Presidente ingrana la retromarcia dichiarando di “non poter pagare di più gli operatori sanitari”. Altro che lotta ai bassi salari! Si preannuncia una politica sui contratti pubblici in perfetta continuità con la precedente legislatura, ovvero risorse col contagocce e condizionate dal prioritario finanziamento dei settori politicamente più vicini.
Non ci stiamo a questa narrazione col tira e molla, l’abbiamo già denunciata in piazza con i lavoratori il 12 dicembre scorso! E’ estremamente grave ed irrispettoso continuare a dare per chiusa la partita contrattuale dei pubblici dipendenti trentini ancora tutta da svolgere e soprattutto da finanziare. Lavoratrici e i lavoratori se ne renderanno purtroppo conto al di là di ogni mistificazione, propaganda, protocolli o promesse elettorali.