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Senza l’industria il Trentino si ferma

Presentata l'analisi dei bilanci di 104 imprese industriali trentine

Senza l’industria il Trentino si ferma

Il 2024 ha registrato il calo di fatturato più significativo dell’ultimo decennio per l’industria trentina, se si fa eccezione per l’anno del Covid. Il dato che emerge dall’analisi dei bilanci industriali condotta dalla Cgil su un campione di 104 aziende desta preoccupazione in Via Muredei, come sintetizza il segretario generale Andrea Grosselli. “Il dato dimostra che il perimetro dell’industria sul nostro territorio, dopo anni di crescita importante, arretra. Le previsioni per il 2025 non sono positive. Dunque, è urgente agire per scongiurare un ulteriore calo del comparto industriale, che ha effetti negativi importanti su tutta la tenuta del sistema trentino dalla crescita economica al finanziamento della spesa pubblica e dunque del welfare per le cittadine e i cittadini”.

A dimostrarlo sono i numeri. L’industria garantisce migliori condizioni di lavoro e retribuzioni più elevate rispetto al turismo e al commercio. Tra il 2019 e il 2024, secondo l’Istat, l’andamento medio a livello nazionale delle retribuzioni orarie contrattuali di un lavoratore con la qualifica di operaio, nel settore manifatturiero è passato da 97,8 a 109,5. Se si osserva il settore turistico in senso stretto lo stesso indice è passato dal 99,9 del 2019 al 102,3. Numeri che trovano conferma anche nelle retribuzioni reali: osservando i dati Inps, che registrano le retribuzioni reali dei lavoratori in Trentino, emerge che nel settore manifatturiero nel 2023 gli operai hanno avuto una retribuzione media annua di 27.006 euro, contro i 15.088 delle attività professionali e gli 11.386 euro dei servizi di alloggio. Per gli impiegati le retribuzioni medie annue nella manifattura sono state pari a 36.335 euro contro i 27.820 euro medi annui delle attività professionali e i 17.386 euro medi annui dei servizi turistici di alloggio. Dunque le imprese industriali garantiscono salari migliori e una maggiore capacità di spesa per le famiglie.

Allo stesso tempo, in un panorama che colloca il Trentino al di sotto della media nazionale per gli investimenti privati, va comunque detto che l’85% degli investimenti in R&D del settore privato è a carico delle imprese del settore industriale. “E’ sono gli investimenti in innovazione, peraltro troppo contenuti, che sostengono competitività e produttività e dunque produzione di ricchezza”, aggiunge Grosselli.

In buona sostanza l’industria dà un contributo determinante alla creazione della ricchezza provinciale e in un contesto di crescita asfittica del Pil provinciale un’industria che arretra comporta un inevitabile impoverimento di tutto il sistema, con conseguenze inevitabili anche sulla tenuta del sistema della spesa pubblica locale. “Dopo anni di attenzione quasi esclusiva sul turismo, come motore unico della nostra economia, la Giunta provinciale ha finalmente preso atto della necessità di puntare e sostenere la crescita industriale e cambia rotta. Con Cisl e Uil siamo favorevoli ad un piano straordinario per l’industria come annunciato dall’Esecutivo. Ad oggi, però, è solo un foglio bianco su cui vanno scritti interventi e misure che noi auspichiamo siano condivise. Quel che è certo che è urgente passare dagli annunci ai fatti se non vogliamo che il Trentino si fermi”, conclude Grosselli. IN ALLEGATO LO STUDIO COMPLETO

 

Trento, 5 novembre 2025

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