CMR Comunità Val di Non. Si applica un contratto più povero che penalizza i lavoratori
La denuncia dei sindacati: il contratto di riferimento deve essere quello dell’Igiene Ambientale. Senza adeguamento pronti a ricorrere alle vie legali
Nessuna buona sorpresa a Natale per i lavoratori del CRM della Comunità della Val di Non. Nonostante le richieste e sollecitazioni dei sindacati, Filcams e Funzione Pubblica Cgil, questi addetti in appalto continuano a subire da sei mesi un contratto più povero. A causa dell’applicazione del multiservizi, come previsto dall’appalto definito dalla Comunità di Valle, una quindicina di operai hanno buste paga più basse di quelle che sarebbero coerenti con le mansioni che svolgono. Sono infatti inquadrati come custodi, ma svolgono compiti molto più ampi della mera custodia. E il paradosso è che lo stesso bando che mette nero su bianco questa contraddizione, da una parte fa un affidamento per servizio di custodia del CRM, dall’altra declina nel dettaglio le operazioni che devono essere garantite e che vanno ben oltre la mera custodia. A guadagnarci sicuramente la società che ha vinto l’appalto, la cooperativa sociale Il Lavoro, e soprattutto la stessa comunità di valle che in questo modo ha previsto nel capitolato un contratto meno oneroso. La differenza oraria è di circa 3 euro, pari dunque a oltre 450 euro lordi al mese.
I sindacati hanno ripetutamente segnalato la questione sia alla comunità di valle sia alla cooperativa. La richiesta è semplice: così come prevede il codice appalti nel caso di applicazione di un contratto diverso da quello previsto per determinate mansioni i lavoratori hanno diritto ad un’integrazione economica che parifichi il trattamento. La richiesta è stata formalizzata in più occasioni; il 1° dicembre scorso c’è stato finalmente un incontro con la comunità di valle e la cooperativa. I sindacati hanno chiarito con precisione le mansioni che svolgono tutti i giorni i lavoratori, dalla compilazione degli schedari informatici, all’accertamento della natura del rifiuto, dall’inserimento della quantità di rifiuto conferito all’intervento per manutenzioni ordinarie. Al tavolo entrambi gli interlocutori hanno mostrato disponibilità, nei fatti però nulla è cambiato né c’è stato un impegno concreto.
Se la situazione non dovesse risolvere riconoscendo ai lavoratori il giusto trattamento i sindacati sono pronti ad impugnare l’appalto. “Non possiamo accettare che si faccia cassa sulla pelle dei lavoratori – spiegano Luigi Bozzato e Alberto Bellini, segretari generali rispettivamente di Filcams e Funzione pubblica -. Se c’è stato un errore va sanato. Se invece il problema viene ignorato, allora c’è la volontà di insistere su questa strada e non possiamo non tutelare i diritti di chi lavora. In ogni caso questo affidamento rischia di creare un grave precedente”.
Ad aggravare il quadro anche le precarie condizioni in cui operano questi addetti. Al CRM di Cles, come segnalato all’Uopsal, ci sono bagni senz’acqua, asfalti non sistemati, oltre a mancanza di abbigliamento congruo, guanti e calzature adatte. “Non siamo disposti a tollerare oltre questo stato di cose. Se non arrivano soluzioni siamo pronti a mettere in campo tutte le azioni necessarie”, concludono i sindacalisti.
Trento, 23 dicembre 2025
